PROLOGO  DI  "ANIME  INQUINATE"

PROLOGO

 

Sono nata in una famiglia apparentemente normale, ciò che accade tra le mura domestiche è celato agli occhi del mondo. Chi mi conosce dice di me che sono una ragazza un po’ introversa, ma non chiedetegli nulla della mia famiglia perché non ho mai consentito a nessuno di varcare la soglia della mia casa.

Ma forse è meglio cominciare dall’inizio.

Sono una ragazza di circa diciassette anni, frequento, senza alcuna voglia, la scuola regionale per manicure e parrucchiere; senza alcuna presunzione credo di essere una ragazza piacevole, ho lunghi capelli ramati, occhi nero corvino, sono ben proporzionata e discretamente alta. Non vesto con molta cura, non ho nessun interesse né per me né per gli altri.

Non ho un ragazzo, preferisco stare sola, ho poche conoscenze,  amicizie nessuna, preferisco custodire in me la mia brutta realtà.

Come tutti i ragazzi non ho molta memoria della mia infanzia, credo, tuttavia, di averne avuta una e non credo sia stata malaccio perché non riesco a ricordare cose brutte, anche se non ricordo nessuna cosa bella, ed anzi a pensarci bene, neppure nessuna cosa appena piacevole.

Mia madre è una donna ancora giovane, ha quarant’anni ma ne dimostra sessanta; non ha studiato, si è fermata alla scuola dell’obbligo, non ha particolari attitudini, parla poco ed è perennemente intenta a leggere giornali di gossip, quando non è concentrata a guardare la televisione.

La sera va a letto abbastanza presto perché la mattina si alza intorno alle cinque, e fino alle otto è impegnata nella pulizia delle scale di alcuni condomini; il resto della giornata sta seduta senza fare nulla. Non si occupa di lavare, né di cucinare e né tantomeno di pulire la casa; insomma una donna ed una madre esemplare….

Di mio padre, forse sarebbe meglio non parlarne affatto; ha circa quarantadue anni ed è un tossicodipendente, ma non solo, ama molto bere e lo fa di frequente ed in modo eccessivo, non ha tempo per lavorare dato i suoi numerosi impegni; dorme quasi tutto il giorno e la notte va in giro a bucarsi e  ad ubriacarsi.

Viviamo con i pochi soldi che a mia madre restano dall’acquisto dei giornali scandalistici e con le poche lire che io riesco a racimolare facendo le mani ed i capelli in casa a conoscenti di mia madre.

Una vita squallida senza alcuna aspettativa nel futuro, futuro che vivo con rabbia e rassegnazione perché, contrariamente a tanti giovani, a me piace studiare; infatti finché sono andata a scuola, - ovviamente intendo una scuola vera, non quella che frequento ora -, nonostante i problemi legati alla sfera familiare, sono sempre stata la prima della classe; i professori dicevano di me che potevo riuscire molto bene nel liceo classico; oggi, invece sono, quello che i professori dicono di tanti ragazzi svogliati, un’ intelligenza sprecata.

La mia vita trascorre, da sempre, su binari morti, fino a quella tragica mattina…………….

Ma forse è meglio procedere con ordine; queste quattro righe consideratele solo un antipasto di un ricco pranzo.